Immaginate di arrivare a teatro, in una serata come molte altre, di leggere il programma di sala dello spettacolo e di scoprire che ne sarete gli unici protagonisti, chiamati a intraprendere azioni specifiche.
Possibili reazioni previste:
- scappate a gambe levate, rinunciando al biglietto già acquistato
- rimanete, rientrate tra coloro che amano le sfide e no, voi proprio non potete tirarvi indietro
- odiate essere tirati in ballo vorreste andarvene ma siete ostinatamente curiosi, insomma “ve tocca”, come si dice a Roma.
Step successivo. Se decidete di fermarvi, cosa vi aspetta?
In estrema sintesi: sarete guidati a compiere alcune azioni seguendo precise istruzioni/domande fornite dagli attori o da alcuni dispositivi tecnologici.
Un esempio? Siete seduti attorno a un tavolo dove per ogni “ciclo vitale” vi viene chiesto di aggiungere alcune carte specie in un tavolo da gioco. Obiettivo: favorire la sopravvivenza di tutte le specie viventi e dell’intero pianeta. Siete dentro all’ecosistema di Eutopia, con voi ci sono alcuni compagni di squadra (altri spettatori come voi) e due performer guidano ogni fase dello spettacolo.
Quello appena descritto è un breve esempio di “cosa” definisce il teatro partecipativo: la partecipazione esplicita ed estemporanea, ovvero del tutto impreparata, dello spettatore.
P.S. Se nella situazione immaginaria cui vi invitavo in apertura avete deciso di non abbandonare il teatro, un consiglio non richiesto: dal 29 aprile al 5 maggio lo spettacolo Eutopia di Trickster-p sarà in scena a Triennale Milano Teatro. Della serie, “sapevatelo”.
P.P.S. Sempre nell’ambito dei suggerimenti non richiesti, se siete curiosi e volete saperne di più a proposito di Eutopia, nel link di seguito trovate alcune note di approfondimento sullo spettacolo scritte per “Stratagemmi. Prospettive Teatrali”.
Per questa pillola sono più logorroica del solito, vero? Sarà la primavera.